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:::>>>  L'uomo e i suoi simboli - C.G.Jung di Lucilla Loddi

 

L'uomo e i suoi simboli è l'ultima opera di Jung, rappresenta una esaustiva introduzione al suo pensiero, ed è l'unico testo a carattere dichiaratamente divulgativo pubblicato dal grande psicologo svizzero, venendo meno alle sue precedenti convinzioni, riguardo la divulgabilità ai non esperti delle sue teorie.
Oltre al passo di Jung: Introduzione all'inconscio, il volume raccoglie quattro contributi dei suoi più stretti collaboratori: Joseph L. Henderson, Marie-Louise von Franz, Jolande Jacobi e Aniela Jaffé. Ne risulta una esplicazione molto chiara ed essenziale, della psicologia analitica, un’esposizione di cosa sia l'inconscio collettivo e  come questo si manifesta, espone quindi i capisaldi della psicologia analitica o psicologia del profondo ecostituisce uno specifico studio sull'attività simbolica dell'umanità.

Introduzione all’inconscio - C.G.Jung

Ciò che noi solitamente connotiamo come simbolo è un segno grafico convenzionale di cui spesso coscientemente ignoriamo il significato ad esso sotteso, fermandoci all’immediato, vi è invece spesso un significato nascosto in un simbolo, appartenente alla sfera inconscia e mai definibile completamente. Noi stessi produciamo dei simboli spontaneamente attraverso i sogni e sulla base di ciò viene spiagata la presenza di una attività inconscia, che influenza la nostra esistenza ed evoluzione.
Quindi il sogno si presenta come una sorta di startgate verso l’autoesplorazione.
Jung accantona il lavoro sui sogni attraverso la libera associazione, proposto da Freud, soffermandosi sul contenuto del sogno e sul significato del sogno secondo il paziente, indagando sulla facoltà simboleggiatrice e subliminatrice dell’inconscio del sognatore, mettendo da parte qualsiasi tesi preconcetta, cercando di estrapolare i contenuti rimossi dalla coscienza, ma anche i pensieri creativi nuovi, le soluzioni che non hanno raggiunto la soglia della coscienza.
Quindi viene interpretato il sogno come una sorta di riequilibratore psichico, compensatorio, nel ristabilire un normale status psicologico, ma anche come anticipatore di eventi futuri, per la capacità anticipatoria nel percepire progressivamente le informazioni a livello simbolico, accennando anche all’attività compensatoria del fenomeno del sogno ricorrente.
Jung considera lo stato di salute mentale in base alla comunicazione tra psiche conscia ed inconscia, altrimenti presente una scissione che causa un disturbo psicologico.
Vi sono però spesso dei simboli non riconducibili all’esperienza personale del sognatore che Jung definisce “resti arcaici; archetipi; immagini primordiali”, quali dati primordiali e archetipici ereditari della mente umana e comuni a tutta la specie, accumulati nel corso dell’evoluzione della specie, purtroppo però le teorie razionali ci hanno progressivamente e pericolosamente portato a distaccarci dal mondo simbolico irrazionale, per cui questi sono costretti a manifestarsi in modalità indirette.
Tendiamo a sottovalutare il danno che una tendenza al pensiero razionale porti alla nostra esistenza, distanziandoci dalla nostra istintualità, provocando la mancanza di quella sottile comunicazione con l’energia naturale presente in ogni cosa e distanziandoci da una sana spiritualità, togliendo così significato alla nostra stessa esistenza illudendoci di averne assoluto controllo, su di essa e sulla natura, senza accorgerci che non siamo in grado di controllare la nostra stessa natura, i sogni con i loro simboli che tentano di riconciliare la nostra psiche, ce lo ricordano ogni notte.
In questo modo la creazione di un simbolo spirituale, contribuisce a dare un senso alla vita offrendo una dimensione immaginifica e spirituale che rimanda all'inconscio collettivo e alla sua funzione di attivare delle risposte di adattamento che consentono alla specie umana di sopravvivere e di difendersi di fronte alle angosce e le modificazioni imposte dal mondo sotterraneo della psiche, che minacciano l'esistenza, scavalcando il razionalismo che fa perdere il contatto con la natura e con la nostra stessa natura. L’inconscio quindi ha caratteristiche primitive, di quella primitiva energia psichica che attraverso la civilizzazione abbiamo sotterrato... ma non perso, malgrado abbiamo imparato a controllare i nostri istinti, non abbiamo ancora imparato a controllare del tutto la nostra intima natura.
Nel suo capitolo Joseph L. Henderson mette in evidenza come gli archetipi si affacciano nei sogni e danno voce al nostro mondo interiore svolgendo un ruolo importantissimo nella psiche e di quanto oggi trascuriamo i simboli spitituali negando loro l’importante influenza che hanno sulla vita psichica.
Questa analogia tra simboli archetipi e simbolizzazione del mondo onirico, permette una valutazione più approfondita del messaggio psicologico.
Henderson prende in considerazione alcuni dei principali miti dell’antichità quali il mito dell’eroe, che aiuta attraverso il suo percorso ad affermare la propria personalità, la coscienza individuale, individuando la sua evoluzione in quattro cicli: l’Imbroglione, ancora dominato dai suoi appetiti istintuali; la Lepre, che comincia a dominare i suoi istinti e a socializzare; Corno Rosso, che si avvale delle potenze soprannaturali per difendersi dal male e i Gemelli in cui sono rappresentati i due aspetti della natura umana stasi e dinamismo. Il mito dell’erore è caratterizzato dalla sua propensione all’orgoglio per cui cade come vittima sacrificale.
Altro archetipo considerato è il concetto dell’Ombra. Essa è quella somma di aspetti disconosciuti negati e non graditi alla coscienza della persona, ma che vanno dominati ed integrati poichè questo passaggio costituisce una transazione imprescindibile verso il processo di individuazione personale.
Infine Henderson prende in considerazione il concetto di Anima, l’elemento femminile della psiche che ha una grande influenza socializzatrice e come l’integrazione di questo aspetto di sè permette una differenziazione dall’immagine materna.
Questo processo d’integrazione e separazione verso la realizzazione di una propria sana coscienza individuale, non può prescindere da un rituale di iniziazione, una rinascita che garantisca una transizione significativa, prendetto atto umilmente dell’ineluttabilità della morte per ritornare a nuova vita, dove l’Imbroglione diviene lo sciamano capace di intraprendere il viaggio solitario.
Marie-Louise von Franz approfondisce il concetto di processo di individuazione e come esso si ricostruibile tracciando una mappa dei progressivi sogni individuali, dallo schema generale che se ne può estrapolare dalla complessa trama è possibile individuare quelle modificazioni che segnano il passo della personale evoluzione ed ogni interpretazione è possibile solo in relazione al sognante, alla sua vita psichica, considerando il Sé come organizzatore di questo processo, una guida segreta che ci parla attraverso i sogni, qualora noi riuscissimo ad abbandonare i progetti utilitaristici dell’ego, per far spazio al nostro percorso interiore verso il nostro centro, percorso che generalmente inizia attraverso una ferita e la sofferenza conseguente.
Rendersi consapevoli dei propri limiti entrare in contatto con l’Ombra e quindi con le critiche del proprio inconscio, ci porta a scoprire le nostre reali dimensioni psichiche, rivelando così una forma positiva di un aspetto del Sé tanto temuto, come accade esplorando i diversi aspetti dell’Anima e dell’Animus nell’uomo e nella donna come siano legati all’esperienza emotiva che si è sperimentata con il genitore di sesso opposto al proprio.
Spiega come la personificazione dell’Anima possa simboleggiare una illusione distruttiva o tutt’altro, cioè fungere da “sintonizzatore”, guida e mediatore con l’interiorità. E’ quella funzione che porta l’uomo a cristallizzare in materia, attraverso le arti, i propri sogni e sentimenti.
Parimenti nella donna l’Animus è la voce della proprie intime sacre convinzioni, dello spirito d’iniziativa, del coraggio, della maturità spirituale in positivo, permettendo alla donna di autosostenersi, mentre in negativo tendono verso l’impulso autodistruttivo. Quando la donna sarà abbastanza forte da mettere in dubbio il carattere sacro delle proprie convinzioni, allora potrà accogliere le parole dell’inconscio e procedere ad incontrare il Sè, nei miti e nei sogni raffigurati da maga, madre terra, dea per le donne e maestro, custode, guru, spirito per l’uomo. Questa è una simbolizzazione estremamente positiva nei sogni, poichè ci indica un’attivazione del nostro centro interiore del nostro uomo cosmico o grande uomo nella sua universalità culturale.
Questo spesso viene simbolizzato nelle diverse culture, come un essere bisessuato proprio a simbolizzare l’integrazione tra maschile e femminile, la sintesi degli opposti. Ancora il Sé viene rappresentato come un animale che ne incarna tutte le peculiarità, realizzando la natura istintuale ed il legame con l’ambiente circostante.
Un’altra simbolizzazione costante del Sé nelle diverse culture è la pietra o il cristallo, utilizzata tutt’oggi nelle pietre tombali. Da questa associazione tra psiche e materia la von Franz ricorda sia scaturita da jung la teoria della sincronicità, nella quale egli sostiene eventi appartenenti alla psiche e eventi esteriori presentano una coincidenza significativa e quindi un messaggio simbolico. Questi messaggi accompagnano, sempre secondo Jung, le fasi del processo di individuazione.
L’autrice considera che vivere in uno stato di consapevole attenzione verso il Sè e contemporaneamnte verso il mondo esteriore, ci indica la strada verso quale proseguire nel nostro faticoso cammino e ci permette un contatto con il nostro centro, un equilibrio, che difficilmente può essere sgretolato e prima o poi questa interiorità si manifesta permettendo qualsiasi rinnovamento.
Ma anche il Sè ha un suo aspetto negativo ed è l’illusione, che può prendere forma nelle megalomanie e nell’orgoglio, nella cecità ritualistica religiosa, ricalcando uno schema. A questo proposito considera anche che spesso l’oggettivazione in un rituale di un’esperienza individuale di rivelazione, perde il suo valore poichè ne viene dimenticata l’esperienza originale e quindi negati gli effetti.
Afferma inoltre la possibilità che comunque i sogni possano parlarci degli altri, poichè l’uomo è in contatto anche con gli altri esseri viventi, dei quali avverte le sofferenze e gli stati d’animo, anche in modo inconsapevole da ciò che egli pensa e che non è possibile influenzare l’inconscio in nessuna misura.
Aniela Jaffé elabora il simbolismo nelle arti figurative, esaminando dapprima i simboli della pietra, del cerchio e dell’animale e quale funzione magica e propiziatoria abbiano avuto attraverso l’arte e quanto sia essa stessa un simbolo, l’arte del XX secolo.
Considera l’animazione degli idoli primitivi in pietra come proiezioni dei contenuti inconsci, dando così voce allo “spirito della pietra”, come il suo utilizzo sia ricorrente nelle diverse culture e religioni e come le rocce e le caverne in epoca preistorica fossero considerati luoghi di culto.
Questo viene avvalorato anche dalle pitture rupestri che non erano semplicemente un effimero esercizio di stile, ma avevano una funzione magica propiziatoria, come dimostrano evidenti tracce di danza sul terreno antistante e i fori impressi sui dipinti che attestano essere stati usati come bersagli, assicurando al cacciatore un’anticipazione della sua vittoria, questa idea di creazione di un doppio si collega alla convinzione, ancora tutt’oggi presente in civiltà primitive, che l’immagine sia totalmente identificata con l’anima del soggetto. A questo proposito si aggiunge la simbologia ed identificazione con l’animale operata dall’uomo, utilizzata sia nei riti propiziatori, ma anche come totem. Attraverso la maschera l’uomo diviene immagine archetipa, accogliendo di essa qualità e aspetti terrificanti.
Anche nel rituale di iniziazione e circoncisione, l’iniziato accoglie la sua anima animale, la riconosce, e la sacrifica con la circoncisione, l’aspetto istintivo ed emozionale viene quindi portato alla coscienza, sviluppando il proprio potere riflessivo.
Domare l’animale interiore, non certo reprimerlo o ferirlo, diviene un utile compagno.
Il simbolo del cerchio viene ampliamente utilizzato in tutte le culture e in tutte le epoche, esso viene universalmente riconosciuto come l’aspetto essenziale della vita, la sua globalità nonchè il cosmo stesso. Nella filosofia Zen giapponese esso rappresenta l’illuminazione e la perfezione umana, lo ritroviamo nel mandala indiano, nell’arte cristiana e nell’architettura. Esso rivela comunque la trasformazione in un cosmo ordinato, in relazione con l’assoluto, tramite il suo centro e rappresenta la simbolizzazione della psiche.
Per quanto concerne l’espressione artistica, l’autrice utilizza la differenziazione di Herbert Kuhn tra stile sensitivo e stileimmaginativo.
Il primo concerne una riproduzione diretta della realtà, il secondo rappresenta l’esperienza propria dell’artista fino ad arrivare a soluzioni astratte che esprimono emozioni anche spirituali. Questo stile è riscontrabile sia nell’arte primitiva, che nell’arte moderna in una modalità che rivela lo spirito dell’epoca dell’artista, mentre per quanto riguarda l’artista moderno è possibile comprendere la sua psicologia individuale attraverso i valori formali, ma non e certo attraverso questi che può spiegarsi l’effetto che tali opere hanno sull’inconscio, ma attraverso il contatto spirituale proveniente dal cosmo creato dall’artista.
Molto interessante è l’esplorazione dell’anima segreta delle cose, Duchamp e la poeticità dei suoi ready-made, la spiritualità delle composizioni di Mirò e i vari collages di Picasso, Braque, Ernst ecc., dimostrano l’elemento simbolico nell’arte e la sua esaltazione magica, anche di un prodotto di rifiuto, risultando chiaramente che proiezione della loro psiche sulla materia da nuova vita all’oggetto, questo spirito, altro non è che l’inconscio.
Questo ci riporta alla concezione alchimistica dello spirito della materia, rivelando che l’uomo tende a riempire quei vuoti incomprensibili col proprio inconscio.
E proprio questa sensazione di vuoto che Jung ha constatato come tipica della sua epoca, riscontrandola nei sogni dei clienti attraverso il progressivo sfaldamento dell’immagine di Dio, che ha come conseguenza la mancanza di senso nella vita.
Un interessante strada è stata percorsa da Breton, fondatore del surrealismo, attraverso il quale tentò, di risolvere il dissidio tra realtà e sogno, utilizzando il metodo freudiano della libera associazione aprendo la strada al flusso delle immagini inconsce, dimenticando però che solo l’equilibrio tra conscio e inconscio porta alla scomparsa di quel senso di vuoto che abbiamo accennato.
Progressivamente l’intenzione degli artisti diviene rivelare la dimensione spirituale e immutabile, grande esponente e realizzatore di questo intento è Klee, nelle sue opere lo spirito della terra e l’inconscio sono sorprendentemente armonizzate. Altra visione dello spirito inconscio è data da Pollock, che si definisce un’ostetrica spirituale dei suoi lavori, qui l’astrazione diviene totale perdendo il suo contenuto simbolico e causando un’acuta violenza emozionale.
Diviene urgente una conciliazione degli opposti, rappresentati dall’espressione della coscienza e dell’inconscio, materia e spirito.
Una riconciliazione tra corpo e anima, cosciente.
Jolande Jacobi ci porta a conoscenza di quanto sia importante l’esplorazione dei simboli dell’inconscio presenti nel sogno, nel percorso psicoanalitico.
Considerando queste simbolizzazioni come dei veri e propri tesori offerti alla coscienza, atti a donare una possibilità di maturazione nell’individuo.
Ella presenta il caso di un suo paziente in cui l’analisi ha agevolato il processo di individuazione, l’età angrafica del paziente non aveva una corrispettiva maturità sul piano interiore, in lui era attivo un forte complesso materno, quale simbolo dell’aspetto femminile dell’inconscio. Egli attraverso l’elaborazione personale delle simbolizzazioni prodotte sul piano onirico, ha potuto consapevolizzare i suoi disagi e rendere più funzionale la sua esistenza anche sul piano pratico.
Jolande Jacobi tiene a sottolineare che l’esplicazione del linguaggio onirico troppo aperta può causare disagio nel paziente e far scattare meccanismi di difesa non utili al progresso terapeutico.
Ricorda che Jung sostenesse l’importanza del primo sogno del paziente nel corso dell’analisi, poichè esso conterrebbe una prefigurazione, del percorso attuabile svelando i conflitti psichici del paziente.
Chiaro è che ogni simbolo va interpretato in relazione e dal paziente, ma alcuni temi possono dare un’indicazione abbastanza attendibile.
Un viaggio, un’escursione può simboleggiare il processo di individuazione, come un passo di montagna indica una situazione di transizione, luoghi in cui rifugiarsi quando sovviene il mal tempo indicano che c’è modo di sopravvivere quando le tensioni esterne si fanno minacciose, il fuoco determina trasformazione rinascita.
Per qunto concerne gli animali, che come abbiamo già visto rappresentano il lato istintuale, poi esplorandone l’atteggiamento si possono fare valutazioni come una daina possa indicare una femminilità timorosa e innocente, il porco la sensualità oscena, il cane la fedeltà come anche la promisquità, il canguro maternità, contenimento, scarafaggi, insetti qualità oscure irrazionali strani animali compositi la totalità dell’inconscio.
Anche i vestiti non vanno trascurati, poichè essi rappresentano la maschera della persona, cioè come essa si presenta al mondo, destando una determinata impressione e salvaguardando l’interiorità.
Vi sono elementi molto importanti come il sentire una voce fuori campo, che rappresenta un intervento diretto del sé, fanciulle come simbolizzazioni dell’anima.
Seguire il teatro può dare l’idea di volersi sottrarre ad un ruolo attivo nella vita, i sogni fanno da contrappeso, equilibrano, il vissuto conscio del sognatore. Jung contrasta la tesi di Freud che sosteneva che il sogno fosse la realizzazione di un desiderio, ma piuttosto autorappresentazioni dell’inconscio.
I rovesciamenti drammatici che avvengono nel sogno, cioè quando un dato fenomeno si trasforma nel suo opposto, avvengono poichè il nostro inconscio vuole ricordarci che tramite la trasformazione anche gli estremi possono coesistere.
Considerando un sogno del paziente in cui appare un oracolo, inserisce il principio di sincronicità, per il quale come abbiamo visto, secondo Jung, un’intima consapevolezza psichica interna influenza un fatto fisico, negando l’accidentalità di una coincidenza. Una coincidenza di questo tipo creatasi tramite la divinazione con l’oracolo cinese I Ching proposto dalla dottoressa al paziente, produsse un tale shock nel paziente che dovette attendere più di un mese per riuscire a “digerire” l’oracolo, fino a sbloccarsi poi con una personale intuizione, svelando l’azione autoregolatrice della psiche.

Nella conclusione M. L. von Franz opera un parallelo tra la scienza e l’inconscio, come questo operi attraverso gli archetipi nell’individuo influenzandone tutta la vita e il suo destino, in positivo come forze costruttive e in negativo come forze distruttive.
Essi si rivelano in tutti campi in cui l’uomo esprime se stesso, in ogni campo dell’attività umana.
Il pensiero di Jung ha aperto strada anche ad altre teorie anche nel campo della biologia, nella quale il fisico Wolfgang Pauli ha associato il principio di sincronicità alle modificazioni delle specie, negando attraverso questo il principio della casualità.
Ma un cambiamento è stato apportato anche nel campo della microfisica, riconoscendo nelle basi della fisica il carattere intuitivo, semimitologico, ma anche quanto anche i più moderni concetti siano in relazione con idee archetipe, rivelando la loro non oggettività e relatività, l’indagine analitica ha sviluppato parallelamente alla ricerca scientifica nel campo della fisica il concetto di complementarietà, rinunciando ad una comprensione oggettiva. Ecco che gli archetipi o schemi mentali comportamentali nell’uomo possono associarsi alle “possibilità primarie” della fisica, rivelando l’esplorazione analitica jungiana, non come una dottrina, ma come un atteggiamento mentale da seguire attentamente.

Jung elabora il rapporto della coscienza con l’inconscio attraverso un'analisi del rapporto dell'uomo con il suo mondo simbolico.
L'inconscio diviene una grande guida, un “amico” e un consigliere della coscienza comunicando, o tentando di farlo, con il linguaggio dei simboli utilizzando i sogni.
Il sogno si dipana quindi come un'espressione personale dell'inconscio individuale: il sognatore si mette in comunicazione con la propria interiorità, intimità, scegliendo simbolizzazioni appropriate per la sua personale comprensione, che siano quindi per lui pregni di significato, di cui lui stesso possiede la chiave interpretativa, indicazioni che altrimenti la coscienza non potrebbe ricevere.

Quanto esposto però si discosta chiaramente dall’atteggiamento fissato alla vita conscia, ascrivibile ad una implicazione educativa tipica della società occidentale, orientata al controllo e alla formalità, che richiede efficienza ed apparenza.
Siamo abituati a fagocitare messaggi subliminali consumistici che impongono un orientamento verso l’esteriorità piuttosto che verso l’interiorità in cui i nostri istinti animali vengono aborriti, soppiantati da immagini patinate di carta.
Cosa se non la malattia ci riporta a noi stessi? Questo dimostra quanto il sintomo di un disagio psichico sia uno strumento prezioso all’evoluzione personale verso il processo di individuazione e quanto invece la nostra cultura ci impedisca di ascoltarlo o addirittura ci imponga di zittirlo. Non è un lavoro da poco oggi, evolvere verso il proprio Sè.

Ho ammirato molto la capacità dialettica e soprattutto imparato, visto il mio carattere bellicoso, quanto sia importante in un percorso verso l’integrazione elaborare uno stile aperto, vuoi anche ripetitivo, ma riesca ad esplorare un concetto secondo diverse angolazioni e prospettive, e qui mi appare quella simbolizzazione dello spirito interiore rappresentato dall’uccello in volo.
Questa esposizione dialettica, esulando da sillogismi e preposizioni deduttive, si dipana perfettamente in linea con il metodo proposto, nel quale armonicamente conscio e inconscio dialogano integrandosi e compiendosi in un sè, che costituisce l’archetipo centrale in cui converge tutta la globalità dell’individuo, archetipi istanse psichiche, conscio e inconscio, conferendo a questa equilibrio, stabilità e unità quindi la realizzazione del Sé è lo scopo primario della vita psichica, la finalità inseguita dall’essere umano.

Sono veramente rimasta colpita dall’ampiezza culturale nei riferimenti e analogie tra religione, mitologia, archeologia e scienza, una preparazione direi quasi irraggiungibile, questo però è stato molto stimolante. 
Progressivamente ho cominciato ad elaborare nei confronti di me stessa quanto leggevo, questo mi ha permesso una iniziale un’autoesplorazione non indifferente.
Ho cominciato dapprima a prendere nota dei sogni e ho continuato per diversi mesi, malgrado una discontinua lettura, che alla fine non si è rivelata negativa, poichè mi ha permesso quella elaborazione inconscia, secondo i miei tempi.
All’inizio non ero proprio in grado di comprendere il contenuto dei miei sogni, che come spesso accade risultano soltanto bizarri, poi lentamente ho potuto osservare la ricorrenza e la riconoscibilità dei temi, ad esempio spesso ho sognato di trovare una stanza mai vista nella mia casa, e il disegno sotteso.
Ho cominciando ad accettare anche le critiche del mio inconscio e incauta presenza del mio animus, quindi ho anche disegnato i sogni, fissando le scene più significative.
Questo è stato veramente sorprendente, quanto coscientemente con la rilettura non riuscivo a cogliere, osservando il disegno il messaggio arrivava diretto come una stilettata improvvisa.

In fondo, sogno e disegno comunicano con lo stesso linguaggio

 

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Lucilla Loddi:  Art Counselor e Counselor Trainer riconosciuta presso la SIAF, Agevolatore nella relazione di aiuto, con Diploma Internazionale EAC conseguito presso la Scuola Superiore di Formazione in Counseling Espressivo e Arte-terapia, DanceCounseling e DanzaMovimentoTerapia A.S.P.I.C di Roma. Iscritta al CNCP (Coordinamento Nazionale Counselor Professionali).

Lucilla Loddi alias BugZ Ha esposto in Italia ed all’estero i suoi lavori di arte digitale e interattiva attraverso performances insieme al pubblico.

Pratica Raja Yoga sin dall'adolescenza e insegna dal 1994, studiando presso varie scuole e maestri, in Italia, India e Nepal.

Collabora con il Comune di Roma come insegnante, in passato anche presso l'Istituto di Neuropsichiatria Infantile in Via dei Sabelli Roma, e attualmente realizza laboratori di Arte, Danza-Movimento e Yoga per bambini diversamente abili.

Ha strutturato nel tempo avvalendosi delle competenze acquisite nelle diverse esperienze un percorso esperenziale, individuale e di gruppo, che utilizza arte, movimento e meditazione concentrata sui centri energetici della psicofisiologia indiana, volto al riequilibrio bioenergetico, allo sviluppo interiore e al benessere psicofisico definito NataRaja Yoga o YogaDanza.

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